domenica 28 febbraio 2010

Retroazione (feedback) – l’interferenza delle emozioni.




Per rendere più ampio il significato dell’apprendimento a seguito di esperienze negative, non posso non considerare l’effetto delle emozioni sulle nostre azioni.

Non voglio schematizzare troppo l’analisi, in quanto potrei rischiare di rendere freddo il concetto che voglio esprimere, ma non posso non considerare che, a seguito di alcune esperienze, noi cerchiamo di programmare meglio le nostre azioni future (per non sbagliare ancora).

Devo considerare però che, anche di fronte al programma più pensato e ai propositi migliori, il nostro comportamento futuro potrà essere soggetto, in ogni caso, all’influenza delle nostre emozioni.

L’emotività del momento può condurre, infatti, ad azioni impulsive che vanno al di la delle nostre intenzioni iniziali o dei nostri propositi.

In particolare, quando mettiamo in gioco (investiamo) le nostre risorse, facciamo un programma che abbraccia un certo arco temporale, che può essere più o meno lungo a seconda delle esigenze e della portata dei nostri obiettivi (ripeto ancora che gli obiettivi non sono sempre e solo obiettivi materiali, ma sono anche obiettivi morali, spirituali e di relazione).

Ebbene, tale programma è stato fatto in un momento di calma, riflettendo bene, in base alle informazioni in nostro possesso, sulle diverse fasi che lo riguarderanno e, in base a questo programma, si è fatto un piano di azione.

domenica 21 febbraio 2010

Retroazione (feedback) - se sbagli, impara!




Ho sempre pensato che, molte delle esperienze negative che riceviamo dalla vita, possono aiutarci ad affrontare meglio le nostre azioni future, traendone ancora maggior frutto.

E’ ovvio che, posto in questo modo, il concetto si può semplificare nel detto “sbagliando si impara”. Anche se, poi, capita frequentemente che ci consoliamo con questa frase dopo aver sbagliato ancora una volta. Infatti, molto spesso, ripetiamo gli stessi errori, anche se la volta prima abbiamo preso una bella lezione.

Forse il succo è questo, ma mi volevo soffermare non tanto sulla constatazione del fatto che le esperienze dovrebbero aiutare a non sbagliare o a sbagliare meno in futuro, quanto sul come affrontare psicologicamente qualcosa che non ci è andata bene o che ci ha segnato negativamente.

E’ vero che a nessuno piace “perdere” e nessuno vorrebbe imbattersi negli spiacevoli inconvenienti che la vita ci riserva e per i quali restiamo male e, a volte, ci angosciamo (pur essendone stati gli artefici).

Quello che, secondo me, va cambiato (e che personalmente mi sto sforzando già da un po’ a perseguire) è la percezione che oggi abbiamo degli eventi negativi.

lunedì 15 febbraio 2010

Nero su bianco.



Un po’ di tempo fa, comprai un libretto tascabile su cui appuntare i pensieri che, spesso, mi passano per la testa e per i quali, fino ad allora, mi mordevo le mani quando non trovavo carta e penna su cui scrivere.

Da allora scrivo spesso su quel libretto, anche se poi scrivo molto anche sui documenti elettronici che sono tanto bellini e comodi.

Scrivere sulla carta è come disintossicarsi.

Non perché si leva lo sguardo dal monitor sul quale siamo puntati per circa l’80% della nostra giornata lavorativa (ovviamente parlo per me, ma per molti è così). D’altro canto, anche chi fa un lavoro per il quale non deve stare così tanto tempo davanti al computer, può apprezzare il piacere di trovare due minuti per mettere su carta un incontro, una riflessione, un sentimento, un dolore.