giovedì 16 dicembre 2010

La Creatività nella Visualizzazione



Nel precedente post osservavo che ci può essere un modo diverso per affrontare le situazioni nuove o incerte e che tale processo passa attraverso una capacità che, nell’antichità, era molto più utilizzata rispetto a quanto non lo sia oggi.

Infatti, alcune persone, riescono a ricostruire, così come facevano gli antichi in mancanza di sofisticate strumentazioni, le soluzioni alle difficoltà di vario genere (cognitive, emotive, relazionali, comportamentali) ricorrendo alle immagini che riescono a ricostruire nella propria mente.

Queste capacità, se così si possono definire, si basano sul “pensiero visivo” ed erano molto apprezzate prima che venissero introdotti gli standard che hanno semplificato la vita delle persone. Solo per fare qualche esempio, si pensi alla capacità di stimare ad occhio il peso di una merce o di stimare una distanza. Ancor di più in campo scientifico. Vi sono, infatti, storie documentate ed aneddoti che attestano come, molte scoperte e ritrovati tecnici, siano stati favoriti da ragionamenti con basi visivo-spaziali. Non solo si possono nominare i fisici Maxwell ed Einstein (che creavano spesso immagini mentali delle situazioni da studiare), ma è facile verificare, anche oggi, come in diversi campi di ricerca (come ad esempio nella progettazione degli aerei, nelle discipline mediche ed in biologia) si ricorra alla visualizzazione.

Ai nostri fini è utile comprendere, al di la dell’aiuto che la visualizzazione creativa può dare alla risoluzione dei problemi intellettivi, il supporto che tale modalità operativa può fornire all’individuo nell’affrontare le difficoltà (cognitive, emotive, relazionali, comportamentali) che risultano insormontabili con altri approcci.

Vi sono diverse proposte operative che possono stimolare lo sviluppo delle capacità di immaginazione figurale fin da bambini. Nel prossimo post ne suggerirò alcune con la consapevolezza che sono uno strumento utile che può dare ottimi stimoli solo se vi è la coscienza e la volontà dell’individuo di utilizzarle. Al contrario rimangono solo degli spunti e non saranno di aiuto alla nostra esistenza.

martedì 7 dicembre 2010

Non è tutta questione di esperienza



In tutte le nostre attività quotidiane, l’esperienza ci aiuta non solo a risolvere ciò che affrontiamo, ma ci consente di velocizzare molte di quelle operazioni che ripetiamo più spesso rispetto alle altre.

Molto spesso, però, capita di dover prendere decisioni non ordinarie, ma che, per comodità, tendiamo a generalizzare nelle nostre strutture mentali e risolviamo con un’azione o un comportamento che spesso non è quello più adatto alla situazione. Addirittura, possiamo essere tratti in inganno dalla nostra esperienza, quando, ad esempio, la nostra mente classifica in maniera sbagliata un evento e lo affronta con un comportamento che non è quello appropriato. Pensate a tutti quei momenti in cui non riuscite a spiegare a voi stessi il perché di un vostro agire che vi ha condotto ad errori banali o grossolani, pur essendo in possesso di tutte le informazioni o capacità sufficienti per risolverlo in maniera agevole.

Vi sono altre situazioni, poi, che ci schiudono momenti nuovi che non riusciamo a gestire con la nostra esperienza. La maggior parte di noi, in questi casi, reagisce in due modi:

1) Vi è chi cerca qualcuno con più esperienza o con un’esperienza specifica in quel determinato contesto decisionale, per avere un supporto concreto per effettuare una scelta senza effettuare nessuna analisi preliminare.

2) Vi è invece chi cerca di capire, con un senso diverso, la strada che conduce ad una soluzione o ad una scelta. In ultima battuta si potrà rivolgere anche a chi ha più esperienza per avere parametri concreti di riferimento per effettuare la scelta.

In questo secondo caso la ricerca di competenze specifiche è un’attività successiva alla nostra scelta e pertanto non influisce sul nostro processo decisionale.

Chi riesce a seguire questo secondo tipo di processo decisionale non fa altro che seguire un processo molto antico. Al di la delle proprie competenze specifiche, vi sono molte persone, infatti, che riescono a ricostruire “per immagini” la soluzione a difficoltà di vario genere (cognitive, emotive, relazionali, comportamentali) che devono affrontare. E questo nuovo modo non solo ci apre tutta una serie di possibilità che prima pareva non esistessero, ma ci consente di ottenere maggiore libertà rispetto alle nostre scelte, rispetto agli strumenti tecnologici, rispetto all’esperienza di altre persone che sarà circoscritta ad ambiti molto specifici e pertanto meno dispendiosi e più efficaci.

Chi agisce in questo modo riesce a far si che il proprio processo decisionale non sia demandato ad altre persone o ancor peggio alle tecnologie. Semmai “gli esperti” o le tecnologie saranno uno strumento che ci consentirà di realizzare la nostra decisione.

Nel prossimo post proverò a sintetizzare questo nuovo, ma antico, modo di affrontare le situazioni concrete della nostra vita e vedremo come la “visualizzazione creativa” (questo è il concetto che sto descrivendo) è stata utile anche per molte scoperte scientifiche.