mercoledì 1 settembre 2010

Quoziente Intellettivo ed Intelligenza Emotiva.




Tutti avrete sentito parlare dei test che hanno la finalità di misurare il quoziente intellettivo (Qi) di una persona.

Il quoziente intellettivo è un punteggio che esprime le due capacità standard, quella verbale e quella logico-matematica, e che è l’indice dell’intelligenza classica esaltata dal sistema scolastico. Cioè, è quell’intelligenza di cui è semplice constatare la presenza nei risultati del “primo della classe”.

Il fatto che si ottenga un punteggio alto (cioè che tenda a 150 che è il punteggio massimo) può essere dunque motivo di vanto o di soddisfazione personale, anche se non è un punteggio che esprime l’intelligenza complessiva di una persona.

Infatti, non sempre chi è stato il primo della classe è riuscito a realizzare la propria personalità nella società che ha trovato fuori dalle mura scolastiche. Anche se, spesso, si può riscontrare, in chi ha un alto Qi, la tendenza a sviluppare altre capacità che esulano dalle competenze verbali e logico-matematiche (anche se, appunto, non è una regola misurabile).

Così come, chi a scuola era il classico “intelligente ma non studia”, ha spesso visto un’evoluzione esponenziale della sua vita personale e lavorativa.

Ciò è dovuto al fatto che, per definire l’intelligenza di una persona, complessivamente intesa, dobbiamo considerare altre caratteristiche che vanno al di la delle mere capacità verbali e logico-matematiche.

Tali capacità, che si affiancano a quelle standard, possono essere sintetizzare dal concetto di intelligenza emotiva.

L’intelligenza emotiva rappresenta e convoglia tutta una serie di intelligenze non esattamente enumerabili e non precisamente misurabili che afferiscono alla sfera delle capacità interpersonali.

Al di la di un elenco che se ne potrebbe fare (acutezza, intuito, attenzione, destrezza, agilità, socievolezza, precisione, rapidità, sensibilità ecc.) al fine di esaminare i vantaggi di tali capacità, ritengo opportuno analizzare gli ambiti attraverso i quali le intelligenze interpersonali si sviluppano e possono dare valore alla vita in termini di realizzazione di se stessi.

Numerosi psicologi sono giunti, di recente, alla conclusione (in maniera concorde con quanto aveva definito Gardner) che il Qi non è una misura sufficiente a definire le potenzialità di un individuo quando questo si allontana dal mondo accademico.

Infatti, hanno cercato di definire un concetto di intelligenza emotiva che transitasse per la descrizione di ciò che è necessario possedere per avere successo nella vita. In particolare, Salovey definisce cinque ambiti attraverso i quali le abilità personali si possono sviluppare:

  1. Conoscenza delle proprie emozioni. Essere consapevoli delle proprie emozioni apre la strada alla conoscenza di se stessi che a sua volta rappresenta la circostanza che ci aiuta a gestire al meglio la nostra vita.
  2. Controllo delle emozioni. Le persone che riescono a gestire le proprie emozioni (dopo averne avuto consapevolezza) sono meno esposte agli effetti nocivi degli eventi negativi della vita (come una sconfitta o un rifiuto), in quanto non si fanno travolgere dagli impulsi emotivi che tali circostanze generano.
  3. Motivazione di se stessi. Nel momento in cui si è capaci di non farsi travolgere, in senso negativo, dagli impulsi, si riuscirà ad essere speranzosi ed ottimisti ottenendo la giusta motivazione per perseguire, nonostante gli incidenti di percorso, gli obiettivi prefissati.
  4. Riconoscimento delle emozioni altrui. La capacità di ascoltare e comprendere le emozioni altrui (empatia) predispone le persone che ne sono dotate ad una missione sociale in quanto possono trasmettere ad altre persone la capacità di essere consapevoli delle proprie emozioni e di riuscire a motivarsi.
  5. Gestione delle relazioni. Le abilità sociali afferiscono a tutte quelle capacità che consentono agli individui di influenzare gli altri (comunicazione, leadership, gestione dei conflitti, sviluppo delle relazioni, ecc.).

Ovviamente non tutti hanno le medesime abilità e all’interno di questi ambiti utilizzeranno al meglio quelle che sono le caratteristiche più evidenti della propria personalità emotiva.

Daniel Goleman, uno psicologo statunitense specializzato in psicologia clinica e sviluppo della personalità, ha dato un grosso contributo nel far comprendere che, attraverso questi ambiti, ciascuno di noi, partendo dalla propria base neurale, può innescare un processo di apprendimento per migliorare quelle caratteristiche che in noi non sono particolarmente sviluppate e che invece potrebbero aiutarci per riuscire in un determinato contesto.

Questo ragionamento, su cui vi invito a fermarvi un momento, mi servirà per introdurre l’argomento del prossimo post.
A presto!

2 commenti:

  1. Ciao Antonio.
    Complimenti per l'argomento interessantissimo.
    A volte incontri delle persone e ti rendi conto che hanno qualcosa di positivo, ma non sai spiegarti cosa sia. Evidentemente hanno la capacità di comprendere i tuoi stati d'animo e trasmettere in maniera naturale i loro.
    Allora vorremmo essere capaci di fare lo stesso e per farlo dovremmo partire proprio dalle nostre emozioni, cioè dovremmo essere capaci di comprenderle e di trasmetterle agli altri nel modo giusto.
    Ciao a tutti!

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  2. Bravo Giovanni!

    Hai descritto persone che sanno riconoscere i sentimenti altrui e per questo motivo riescono a sintonizzarsi emotivamente con il prossimo.

    Questa capacità, che è l'empatia, è molto importante anche nel rapporto con i figli, in quanto la capacità di sintonizzarsi con i propri figli inciderà in maniera significativa sulla personalità dei bambini rispetto alle loro future capacità emotive di comprendere gli altri o di condividerne i sentimenti.

    Ovviamente, anche chi sembra non esserne dotato può fare molto per avvicinarsi agli altri: cominciando ad ascoltare le proprie emozioni e rendersi consapevoli di esse, si sarà anche più capaci di comprendere le emozioni degli altri...

    Ciao e torna presto!

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