mercoledì 15 settembre 2010

Ansia Produttiva.




La settimana scorsa, sul Blog di un amico, si parlava di paura e di preoccupazione e di come tali stati d’animo potessero essere pericolosi per la loro capacità, se mal gestiti, di ingabbiare le nostre azioni o di renderle negative per noi stessi e per gli altri.

Voglio riprendere l’argomento per capire come, eventi che generano preoccupazione, possono in brevissimo tempo trasformarsi in ansia, con tutte le implicazioni emozionali annesse.

La preoccupazione ha il pregio di farci focalizzare l’attenzione su un problema e ci da la possibilità di affrontarlo dopo averlo isolato. La paura mette in moto il cervello e ci consente, partendo dall’ansia, di essere concentrati sulla minaccia al fine di trovare una soluzione positiva prima che tale minaccia si trasformi per noi in un evento negativo.

In molti casi purtroppo accade che tale attenzione si trasformi in un ciclo che non si interrompe con una soluzione. Ciò accade quando la concentrazione indotta dalla preoccupazione si focalizza e si ferma sulla minaccia piuttosto che cercare di trovarne un antidoto; anzi può generare altre preoccupazioni che a loro volta si autoalimentano. In questi casi si cade nelle trappole della fobia, delle ossessioni e degli attacchi di panico. In questi casi l’ansia è un’emozione Improduttiva in quanto sfugge ad ogni controllo.

Uscire dall’Ansia Improduttiva potrebbe non essere semplice e non serviranno a niente i consigli dati da chi ci sta vicino (“non c’è niente di cui preoccuparsi” “cerca di non pensarci” o “cerca di essere allegro”).


Borkovec, psicologo della Pennsylvania State University che ha fatto diverse ricerche sugli stati d’ansia generati dalla preoccupazione, ci aiuta a trovare una via d'uscita da questo ciclo vizioso, partendo innanzitutto dall'autoconsapevolezza. Isolando le sensazioni d’ansia che sono generate dalla preoccupazione si deve cercare di delimitare tutti gli elementi che compongono il nostro problema.

Individuato il motivo di preoccupazione, il passo successivo è quello di mettere in discussione le fonti della preoccupazione. Cioè bisogna interrogarsi sulle effettive possibilità di maturazione dell'evento oggetto di preoccupazione e sulle eventuali precauzioni da prendere affinché lo stesso non accada.

L'ansia improduttiva, dunque, è come un campanello d'allarme inascoltato e cioè una possibilità mal gestita di allontanare una minaccia. Ciò avviene quando non riusciamo ad identificare ed isolare i confini del problema e ci lasciamo travolgere dalla paura.

Infatti, da diverse ricerche è stato constatato che individui ansiosi in maniera improduttiva, pur con risultati migliori nei test d'intelligenza, avevano prestazioni peggiori di soggetti non ansiosi.

Da altri studi svolti negli anni '70 è emerso che l'ansia può avere effetti differenti da soggetto a soggetto. In pratica vi possono essere dei soggetti per i quali la preoccupazione e l'ansia diventano motivo di paralisi al punto da compromettere le prestazioni (sia mentali che fisiche). Per altri soggetti, al contrario, l'ansia diventa un efficace stimolo e fonte di motivazione per fare bene e per superare la minaccia.

Si pensi a due studenti che devono affrontare lo stesso esame: il primo viene bloccato dall'ansia, mentre l'altro riceve uno stimolo a studiare con maggiore impegno man mano che arriva sotto la data dell'esame.

Il punto di equilibrio di questo diverso modo di reagire agli stessi stimoli,  non può che ritornare ad essere l'autoanalisi delle proprie emozioni cercando di veicolarle su un percorso che non distragga le nostre facoltà cognitive dal nostro obiettivo.

Per cui, non si tratta di controllare l'ansia fino ad annullarla (cosa che probabilmente riuscirebbe a pochi e sarebbe controproducente), bensì si tratta di gestirla, senza farsi sopraffare, in modo tale da ricevere quel leggero stato di esaltazione capace di farci trovare la strada per rendere al meglio, sia che si tratti di risolvere un problema complesso, sia che si tratti di svolgere un compito che ha bisogno di creatività.

Questa è quella che potremmo definire “Ansia Produttiva” e cioè quel livello di ansia capace di esaltare le nostre prestazioni, sia che si tratti di risolvere un problema sia che si tratti di raggiungere un traguardo o superare un ostacolo; sia che si tratti ancora di scrivere d’impulso un capitolo del nostro romanzo o trovare l’energia emozionale per dare la prima pennellata sulla nostra tela!

Del resto, come ci spiega la psicologia classica, un moderato livello di ansia ci può aiutare ad ottenere un'ottima prestazione. Infatti, con un livello di ansia troppo basso non si riuscirebbe a trovare la giusta motivazione, mentre con l'ansia a livelli troppo alti le nostre capacità intellettive sarebbero imbrigliate.

Non tutti però riescono a trovarsi in questo stato di grazia quando è il momento; alcuni questo stato di grazia forse lo hanno sentito solo poche volte nella vita.
Eppure tutti abbiamo la possibilità di afferrarlo. E’ sempre questione di passare dalla comprensione e dalla gestione delle emozioni.

Come è stato mostrato da diversi studi, vi sono due modi per raggiungere uno stato che ci porti ad avere la mente flessibile e creativa.



Da un lato, quando vi è un alto livello di ansia tale da compromettere il processo di pensiero e di ingabbiare i nostri ragionamenti, è stato dimostrato che portarsi in uno stato di buon umore consente al nostro intelletto di funzionare in maniera più flessibile, soprattutto quando si tratta di trovare soluzioni creative. Per questo non è mai consigliabile affrontare la soluzione di un problema complesso quando si è di cattivo umore.

Dall’altro lato, quando l’ansia è blanda, magari a causa della nostra scarsa convinzione di risolvere il problema (o per inconsapevolezza), il miglior modo per riuscire a trovare il giusto livello di tensione che può dare stimolo alla nostra soluzione, è quello di trovare una forte motivazione nella soluzione del nostro problema, cercando di assaporare il piacere ed il gusto di aver già superato il nostro ostacolo. Quando riusciremo ad entrare nello stato mentale ed emozionale che vi sarebbe nel momento di soluzione del nostro problema, riusciremo a sentire una tensione che si trasformerà nella giusta motivazione che darà spinta alle nostre azioni o ragionamenti.

Per sintetizzare, tra la rassegnazione e la troppa ansia vi è lo stato d’animo, quello che possiamo definire di Ansia Produttiva, che rappresenta lo stato psicologico ed emozionale che ci mette potenzialmente in condizioni di superare gli scogli della nostra vita!

Nessun commento:

Posta un commento