In questi giorni di festa riflettevo su una cosa che, apparentemente, può sembrare scontata, ma che, spesso, dimentichiamo, dando origine a tanti di quelli che sono i conflitti interpersonali e relazionali.
Il concetto è quello dell’obiettività. Un concetto che, se analizzato, può completamente svuotare di valore questa parola tanto utilizzata e di cui si fa abuso per regolamentare in tutti i campi.
Come si fa a dire: “obiettivamente questo fenomeno è così!”, oppure “se vuoi un parere obiettivo io valuterei di…”.
Anche quello che fa parte della presente valutazione, che è mia e personale e pertanto non è obiettiva, non vuole appunto essere una valutazione obiettiva del concetto di obiettività (il gioco di parole è voluto).
Ogni volta che si esprime un concetto, un giudizio, un consiglio, una sentenza o altre forme di espressione che nelle intenzioni vogliono essere una valutazione obiettiva di fatti o di episodi, saremo sempre in presenza di una valutazione “non obiettiva”.
Quando una persona valuta una circostanza che lo tocca personalmente in maniera diretta o indiretta, si lascia influenzare (per quanto i suoi sforzi siano nella direzione opposta) dal coinvolgimento personale e passionale con quell’evento. E fino a qui può anche starci.